Romolo. L'alba di Roma da riscrivere
Roma cominciò a scrivere di sé solo intorno al duecento avanti Cristo, dopo che la vittoria su Cartagine l'aveva resa una grande potenza internazionale. Nel nuovo tempo di Roma, una delle cose più urgenti da costruire era il passato remoto, l'età antica della fondazione. I romani per molto tempo erano stati tramandati come brutta gente. Banditi, spergiuri, assassini, razziatori di bestiame. Poteva una capitale del mondo trovarsi sulle spalle un passato così? Non poteva. Comincia allora una straordinaria opera di pulizia e fantasia, le grandi epopee che partono dalla guerra di Troia, dalla fuga di Enea verso l'Italia, fino alla saga di Romolo e alla sua assunzione in cielo dopo la morte. Tutti gli storici moderni dicono che Romolo non è mai esistito. Gli ultimi profondi scavi di Andrea Carandini confermano invece che quello che gli viene attribuito collima con i risultati dell'archeologia. I libri di storia dicono che fondò Roma e ne fu il primo re, ma nemmeno Tito Livio crede alla sua leggenda, ne prende anzi ufficialmente le distanze. Cicerone dice chiaramente che era un assassino. Da questa differenza di grandezza prende il via questo libro. E una specie d'inchiesta sul vero e il falso del mondo di Romolo, su quello che, chiunque sia stato, ha lasciato di grande sul terreno. La leggenda della saga di Romolo è stata una fiction arcaica che i Romani si sono raccontati per secoli quasi ogni sera. Fino alla scoperta finale. E a farla diventare realtà.
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