Amico Plinio

Amico Plinio

Ambientato nel decennio 1960-‘70, “ Se ascolti il mio richiamo”,narra l'amicizia tra giovani universitari a Milano, città simbolo del “Sessantotto”.La vicenda centrale è la scomparsa di Thomas, avvenuta nel clima di repressione agli inizi del 1970. Attingendo da un diario e dai ricordi, con stile elegante ed un linguaggio, a tratti più vicino alla poesia che alla prosa, con eloquenza mai retorica, e con senso della misura, Jacopo, l'io narrante, che a lungo ed invano lo ha cercato allora, pervenuto alle soglie della senilità, scrive questo libro-lettera nella speranza di trovare le tracce dell'amico, scomparso nel nulla. Gli avvenimenti del decennio che trasformarono il modus vivendi della società contemporanea, quali l'assassinio dei Kennedy, di Luther King, di Che Guevara, la guerra del Vietnam, la “Primavera di Praga” e il suicidio di Jan Palach, la “rivoluzione culturale” di Mao, la guerra israelo-palestinese ed altri minori ma non meno importanti, come lo sbarco degli astronauti sulla luna, s'intrecciano con i movimenti giovanili, con le assemblee e le occupazioni delle Università, i grandi concerti rock. Con abilità e leggerezza di stile, è descritta l'atmosfera culturale ricca di fermenti in tutti i settori delle arti, dalla pittura alla musica, dalla letteratura all'architettura. Pur con la tecnica del flashback, gli eventi storici non prevalgono sulle vicende personali dei protagonisti, anzi ogni vicenda si fa presente senza forzature, sicché si entra nel mondo narrato non come spettatori ma come protagonisti, fino ad immedesimarsi con questo o quel personaggio, rivivendone sentimenti e condividendone o non idee e riflessioni. Thomas, studente di musica e composizione, nato in Germania nel dopoguerra, ha vissuto l';infanzia in una famiglia disunita, affidato alle cure di una “tata” e, dopo la separazione dei genitori, ha trascorso l'adolescenza in Toscana, infine si è trasferito a Milano, dove con altri giovani ha condiviso l'”avventura” del Sessantotto. Ci sono pagine che emozionano in modo particolare, come quelle in cui si descrive la solitudine di Thomas bambino:”Nelle lunghe giornate d'inverno, in alternativa al giardino, ormai spoglio e spazzato dai venti gelidi del Nord, c'era la tua cameretta. Intorno, nella casa, il silenzio.” o come quando Thomas scrive nel Diario una lunga lettera, mai spedita, alla madre: “Tu sei un sogno,un desiderio,una nostalgia, tu non sei, e forse non lo sei mai stata, un grembo su cui poggiare il mio capo, delle braccia tra cui rifugiarmi nei momenti di sconforto‿Tu mi manchi‿forse da sempre, fin dal mio primo respiro.” Questa solitudine gli farà esclamare:”Troppo spesso sono stato lasciato dietro usci chiusi.” E poi c'è il sentirsi tedesco, appartenente ad una Nazione che ha generato il Nazismo e i forni crematori, il bisogno di conoscere le radici di tutto l'orrore di cui è venuto a conoscenza studiando la storia, un'esigenza profonda che gli ispira pagine struggenti del suo diario. D'altra parte è rilevante la profondità dell'affetto dell'io narrante, per l'amico svanito nel nulla, il desiderio di ritrovarlo, pur nella consapevolezza che forse non lo rivedrà mai più. L'Albero di cui Thomas scrive nel suo diario, l'albero del giardino della sua infanzia, dove egli ha visto scendere le ombre della sera sui suoi giochi, non è stato abbattuto per sempre e la “catastrofe” non è senza ritorno se alla fine nasce un nuovo giorno. L'alfa e l'omega del libro è quell'oriente... Carmela Fantauzzo
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