Lo stendardo di sangue
Bologna, 1161: uno studente viene bruciato sul rogo per avere rapito e ucciso una ragazza; pochi giorni dopo, un feroce tumulto porta al potere il partito contrario a Federico Barbarossa. Difficile credere che i due eventi possano essere collegati. Il papa ha scomunicato l'imperatore, l'imperatore ha nominato un antipapa, i comuni italiani si schierano con l'uno o con l'altro dei grandi sovrani o piuttosto combattono il vicino per antichi rancori, proprio come fanno le grandi casate dilaniate dall'odio e dalla faida. Battaglie in campo aperto, assedi interminabili e feroci, omicidi nei vicoli della città, mentre la violenza striscia persino nelle sacre mura del più antico monastero bolognese. Difficile immaginarne il legame. La liturgia della guerra e i tradimenti della storia si mescolano all'ordalia del sangue e ai segreti che dividono le famiglie rivali, finché non si svelerà l'unico filo capace di svolgere l'intera trama.