Mi chiamo Andrew Wallace
Seconda metà dell'Ottocento. Montagne rocciose canadesi. Un ambiente ostile che diventa meta di un esercito di avventurieri, disperati e coraggiosi, attirati dal sogno di una vita: l'oro. Attorno a questi temerari c'è chi, per un motivo o per l'altro, è costretto a vivere ai margini della folle corsa verso l'ignoto. Andrew Wallace è uno di loro: abbagliato dal miraggio, deve rinunciarvi per colpa di una tragica fatalità . E così che la sua storia dipinge l'altra faccia del Canada di quei gloriosi giorni: i villaggi remoti con la loro opprimente routine e il Grande Nord tutt'attorno. Un'esistenza di alcol e prostitute, solidarietà e pettegolezzi, violenza e gelidi inverni di morte. Andrew Wallace non ci sta. Nonostante una leggera zoppia, decide di isolarsi ulteriormente e di andare a vivere in una valle incontaminata. Lì, con generosità e intraprendenza, si riappropria in parte del suo sogno, prodigandosi per mantenere sempre aperto e in buono stato un breve ma insidioso passo che i cercatori d'oro percorrono per andare a nord verso i campi auriferi. La storia di Andrew Wallace è la storia di un eroe sui generis, uno spirito libero e indomabile; è una storia di nobiltà e miseria, di onore e viltà , di pace e sofferenza, immersa in una natura superba che, per quanto affascinante, sa essere anche crudele ed estremamente esigente.
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