Il tallone di ferro
In questo romanzo di 'fantapolitica', scritto nel 1907, Jack London anticipa, con amara lucidità, il percorso storico del capitalismo e l'inesorabile sconfitta dell'utopia socialista. In un mondo dominato da una ristretta e potente oligarchia, i membri del nascente Partito Socialista degli Stati Uniti tentano dapprima la strada politica, poi quella della rivolta armata. A guidarli un giovane e impavido rivoluzionario, Ernest Everhard, intenzionato a rovesciare il governo capitalista non solo in America, ma in tutto il mondo. "Prenderemo tutto e non ci accontenteremo di meno. Vogliamo le redini del potere e del destino del genere umano. Ecco le nostre mani! Mani forti con le quali vi sottrarremo il governo, le proprietà immobiliari e tutti i vostri privilegi, affinché abbiate, come noi, a lavorare per guadagnarveli. Guardate le nostre mani e tremate, perché sono tante, grandi e forti". In un susseguirsi di piani architettati ad arte, vittorie e fallimenti, London dipinge una società inesorabilmente divisa tra sfruttatori e sfruttati. E se, in un simile contesto, l'intera vicenda non potrà che concludersi in un terribile massacro, in cui il popolo degli abissi e gli stessi rivoluzionari vengono schiacciati dal 'tallone di ferro', l'aurore lascia aperta la speranza che, in un futuro quanto mai prossimo, si possa realmente creare un mondo migliore.
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