Il talento dei Parsi
«Intessuto di umorismo, irriverente, spassoso, Il talento dei Parsi rivela la capacità di Bapsi Sidhwa di catturare e incantare, di intrecciare il grande al piccolo, la Storia alle tante storie» - la Repubblica «Un romanzo dalla scrittura dickensiana, ariosa e brillante, che si apre a improvvise amarezze, alla sferza del dolore» - Il Giornale Verso la fine del diciannovesimo secolo, Faredoon Junglewalla, detto Freddy, si mette in viaggio. A ventitré anni, forte e pronto all’avventura, non vede un avvenire nel villaggio paterno, sepolto nelle foreste dell’India Centrale, e decide quindi di andare a cercare fortuna nei sacri pascoli del Punjab. Caricati su un carro trainato da buoi tutti i suoi beni – una suocera vedova, che ha undici anni più di lui, una moglie incinta che ne ha sei di meno, e la piccola Hutoxi appena nata – Freddy raggiunge Lahore, allora capitale delle Province Orientali. In una città abitata dalle più svariate etnie e caste, governata da britannici perennemente infastiditi dal caldo e dalla ressa, animata dai commerci più strani, a Freddy non resta che appellarsi all’antica virtù del popolo a cui appartiene, al talento dei Parsi, che lui traduce in una massima adatta alle circostanze sue e della Storia: diventare «dopo i viceré, i ragià e i signorotti… i più grandiosi leccapiedi dell’Impero Britannico!»
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