La sposa cadavere. Die Todtenbraut
La fortuna di "La sposa cadavere", che parte da un'antichissima leggenda ebraica per evolversi in un gioco di cornici, è particolarmente interessante perché non si limita solo ai suoi contemporanei. Oltre ad aver influenzato alcuni delle maggiori scrittrici e scrittori del gotico inglese, ha notevoli affinità anche con "L'uomo della sabbia" di E.T.A. Hoffmann o "La donna dal collier di velluto" di Alexandre Dumas; giunge infine ai giorni nostri quando, nel 2005, il grande regista Tim Burton ne ha tratto il pluripremiato film d'animazione in stop-motion, "Corpse Bride". Anche se la storia ha sempre risvolti e finali differenti nelle diverse versioni che si susseguono nei secoli e attraversano il mondo, il tema centrale che permane è quello dell'espiazione di una colpa o della riparazione di un torto subito nel contesto di un legame sentimentale. Questo è ciò che avviene nella leggenda popolare tramandata oralmente riportata da Schulze nell'ultima cornice della sua novella. Secondo questa leggenda, il fantasma di una donna vaga da secoli per la terra col fine di espiare la colpa di aver abbandonato l'amato portandolo alla morte, e assume di volta in volta nel corso dei secoli l'aspetto di giovani donne affascinanti per sedurre gli uomini, finché non troverà quello capace di resisterle. Uscendo dalla dicotomia tipicamente ottocentesca che vede la donna di volta in volta come espressione o della femme fatale o della Santa, della seduttrice o della brava moglie, nel suo testo Schulze promuove un personaggio femminile ambivalente capace di riassumere in se stesso entrambi questi aspetti e soprattutto avvalora la questione dell'alleanza fra donne, assente in altri testi del tempo o precedenti.
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