Il pirata. Antropologia del conflitto
Chi è oggi il pirata? È colui che ci libera dalle multinazionali digitali o la versione dimessa del terrorista? È il migrante che sbarca in Sicilia o il criminale che uccide per strada senza fermarsi a prestare soccorso? Al fine di articolare una risposta plausibile, né elogiativa né moralista, il libro punta a fornire l’antropologia di una figura ambivalente. La tradizione lo dipinge nemico per eccellenza, l’umano retrocesso a bestia. A veder meglio, il pirata costituisce, invece, la condensazione, a volte caricaturale, di un tratto distintivo della nostra natura. Pensiamo all’etimologia: «peiratés» è, alla lettera, «colui che sfida, chi fa un tentativo». Non è questo un buon identikit dell’Homo sapiens, l’animale la cui sopravvivenza è legata alla sfida, al continuo tentativo di adattare a sé l’ambiente attraverso l’invenzione tecnica e il pensiero verbale? Il volume descrive un personaggio sorprendente, prisma delle forme di vita contemporanee.
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