Raniero Panzieri e «I quaderni rossi». Alle radici del neomarxismo italiano
Raniero Panzieri è uno dei principali intellettuali e organizzatori culturali del movimento operaio italiano del secondo dopoguerra. Negli anni Cinquanta è stato dirigente del Partito socialista e direttore di «Mondo operaio», teorico delle famose tesi sul controllo operaio e sulla democrazia diretta, fautore di una rilettura di Marx, di cui ha tradotto il secondo volume del Capitale. Trasferitosi a Torino, dove ha collaborato con la casa editrice Einaudi, ha fondato la rivista «Quaderni rossi», dalla quale è nata l'esperienza della nuova sinistra e dell'operaismo politico italiano. Il rifiuto di Panzieri delle ideologie «oggettivistiche», ovvero dell'esaltazione delle macchine e delle tecnologie concepite come strumenti neutrali, rivela la necessità di analizzare lo sviluppo dei rapporti di produzione capitalistici nell'era del «miracolo economico» alla luce delle lotte operaie. Prematuramente scomparso a soli 43 anni, la sua attività politica di ricerca rivelerà la sua forza di anticipazione nel «biennio rosso» '68-69, oltre a essere punto di riferimento per la sociologia del lavoro critica dei decenni successivi. A cent'anni dalla sua nascita, il volume inquadra storicamente la straordinaria biografia intellettuale e politica di una figura ancora troppo poco conosciuta.