Europa alla deriva. Una via d'uscita tra establishment e sovranismi
Lo spazio politico europeo è interamente conteso tra gli oligarchi di Bruxelles, custodi dell’ortodossia del pareggio di bilancio, da una parte, e forze politiche variamente populiste, sovraniste e nazionaliste dall’altra. Uno scontro tanto acceso dal punto di vista mediatico quanto privo di conflitto politico reale. Infatti, nessuno dei contendenti mette in discussione la struttura delle politiche liberiste, e la competizione è solo sui luoghi del comando da cui realizzarle. Di fronte al peggioramento delle condizioni di vita di una gran parte di popolazione e alla perdita di appartenenza sociale provocata da decenni di politiche di austerità, la risposta nazionalista appare a molti un percorso possibile. Anche perché occupa uno spazio lasciato vuoto per decenni da una sinistra variamente articolata che, grazie alla completa interiorizzazione della narrazione liberista, ha minato alle fondamenta il proprio blocco sociale, fino a determinare la propria scomparsa dalle istituzioni e la propria ininfluenza nella società. Questo saggio indica le tracce di un percorso capace di riaprire l’orizzonte di una «via d’uscita»: stracciare il trattato di Maastricht e sottrarsi alla trappola del debito non per rinchiudersi nei confini nazionali, ma per costruire una nuova casa europea basata sull’uguaglianza, sul diritto al reddito per tutti, sulla riappropriazione dei beni comuni e della ricchezza sociale prodotta, sulla riconversione ecologica della produzione, sulla democrazia partecipativa.
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