Oratio de doctore umbratico
"Chi è che non capisce che neppure la luce può differir di più dalle tenebre di quanto il giudizio di questi pipistrelli è lontano dalla maniera di sentire degli antichi scrittori, ch'essi tentano d'interpretare? Questi infatti, dopo aver passato tutta la loro vita nella luce dello Stato, nella guerra, nel fòro, nelle legazioni e in altri importantissimi compiti civili, o avendo coltivato i loro costumi con la frequentazione di uomini d'alto sentire, tramandarono nei loro scritti degl'insegnamenti somigliantissimi alla loro assai splendida vita. Niente in essi è vile, niente pedante, niente abbellito da sciocchezze, niente che puzzi dello scolastico squallore: tutto risplende per naturale bellezza, e per un certo singolare splendore, che fu prodotto come dal soffio d'un animo grande ed elevato. Ora, come potranno questi maestri estratti dalle loro tane affinare la gioventù al senso d'una tale bellezza che né essi stessi avvertono, né mai si sono sforzati di avvertire? Come potranno coloro che hanno buttato tutti i loro pensieri in quisquilie giudicare che cosa sia stato detto in maniera soave, acuta, bella, magnifica?"
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