Orme di piedi nudi nell'anima
Se siamo messi di fronte ad un'esperienza umana viva, pulsante, magari - purtroppo - ferita, non possiamo non uscirne cambiati, rinfrancati e perfino migliori. Così avviene con Monica Amaducci, per la quale non è più il tempo degli esercizi e delle accademie, cose da cui questo libro si tiene ben lontano «perché non sopporta / l'esistere / i giorni intrisi di nulla»: la voce della poetessa ha un'unica intenzione, quella di stare di fronte alla realtà, «nel semplice tuo esserci». Le poesie di Monica Amaducci oscillano così tra dolore e amore, si pongono al centro nucleare dell'esistenza di tutti e di sempre, e ne affrontano la questione secondo la caratteristica tipica della sua voce. Che è accorata, musicale, asciutta anche quando è calda di sentimento. Con una musica e un ritmo capace di accordarsi a quello del cuore e del pensiero, Monica Amaducci ha saputo stare con la sua poesia di fronte alle vicende contrastanti e complementari del dolore e dell'amore. E mentre non dimentica mai il buio della ferita e del male, ha una sorprendente e tenerissima capacità di tenere sempre aperta la soglia dello stupore. Per questo non cessa di sapere che «fuori / il pesco è fiorito».
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