La vigna e la betulla

La vigna e la betulla

Domenico Francescone abbandona l'autobiografismo esplicito che caratterizzava i suoi due precedenti romanzi (La linea e il cerchio, del 2006, e La valigia di Stefano, del 2009) e si avventura nell'indagine dell'universo femminile, di cui tenta di decifrare mentalità, costumi, sentimenti e segreti, proponendoci una moltitudine di nomi e di personaggi, tutti in qualche modo connessi tra loro dal filo conduttore della storia di Margherita e di sua figlia Paola, protagoniste, dal principio alla fine, di tutta la vicenda. Madre e figlia sono anche i punti di riferimento di due mondi diversi e lontani: quello "antico" di Margherita, radicato nelle tradizioni e negli usi di un piccolo paese del Sud (con, anche, tutti i più o meno sotterranei elementi di sopruso, prepotenza, dominio che ne conseguono, addebitabili a personaggi maschili inetti o privilegiati, un mondo che include anche i principi del silenzio, della sopportazione, del sacrificio); e quello "nuovo" e "moderno " di Roma, dove gli eventi della vita conducono l'esistenza di Paola, un mondo spesso ambiguo e insicuro, che nella sensibilità di Paola si contrappone a quello stabile e durevole della madre.
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