La luce del logos negli abissi del desiderio. Lettura del seminario VIdi Jacques Lacan
Cosa sarebbe da intendere esattamente quando un uomo dice a qualcun altro, uomo o donna che sia, io ti desidero? Significa forse: io sono pronto a riconoscere al tuo essere gli stessi miei diritti se non di più, ossia a prevenire tutti i tuoi bisogni, a pensare solo alla tua soddisfazione? In altri termini, significa forse affermare: Signore/a, la tua volontà avrà sempre la precedenza sulla mia? Oppure significherebbe forse: io desidero baciarti, far l'amore con te? E già un po' più vicino al vero, ma solo in un determinato contesto sociale. E perché non potrebbe significare: voi siete bella, siete per me la quintessenza del mio desiderio? In altre parole, di contro a ciò che è dato per scontato secondo i più logori luoghi comuni, ci accorgiamo che questo io ti desidero ha un senso che non è poi così facile da affermare. A dire il vero - incalza Lacan - il desiderio mette in moto nella personalità qualcosa di molto differente da ciò che per convenzione è presunto orientarsi verso uno scopo preciso. Allorché si produce un minimo disequilibrio della personalità, fa capolino la struttura del fantasma e questa struttura appare perché il soggetto vi è strettamente ed elettivamente implicato. Pertanto dire a qualcuno io ti desidero equivale a dirgli io ti implico nel mio fantasma fondamentale: ma questo certo non è l'esperienza di tutti i giorni ad attestarlo, salvo quella che ci può essere offerta dai perversi, piccoli o grandi che siano.
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