Dell'antichità tiburtine capitolo V

Dell'antichità tiburtine capitolo V

Era ancora un bambino, Antonio del Re, quando il cardinale Ippolito II d'Este ormai attempato, deluso nelle ambizioni politiche, trovava il conforto degli amati suoi soggiorni tiburtini dove ad accoglierlo era un gruppo di letterati e storici di varia formazione, amici suoi, desiderosi di riunirsi attorno a lui per dare vita a un'accademia letteraria. Anzitutto costoro erano interessati a indagare quegli stessi miti tiburtini che pochi anni prima, dietro indicazione di Pirro Ligorio, avevano trovato illustrazione negli affreschi e nelle fontane della Villa d'Este. Allora di tante riunioni accademiche, di tanti discorsi, di tante indagini Antonio doveva ricordarsi bene, a quarant'anni di distanza, quando nel 1611 pubblicava una sezione delle sue Antichità Tiburtine.
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