Del mio sangue ti aspersi
Queste poesie e la loro concatenazione fanno parte di un percorso di vita: il percorso della femminilità "dissotterrata", liberata, urlata. Di una femminilità selvaggia che prende avvio dai sensi per riscoprire un mondo che le appartiene e che nessuna convenzione, regola o nessun conformismo morale e religioso è mai riuscito a reprimere. L'amore si fa, quindi, grido. Richiamo e rivelazione esistenziale nel senso più puro. Avvio di un percorso che trasforma alchemicamente il dolore in una consapevolezza nuova. E l'amore che grida nella foresta e nelle caverne dell'anima, quello celebrato in queste poesie; l'amore il cui mistero, suadente e terribile come tutto ciò che è inconoscibile nella sua essenza, realizza la redenzione "per vie traverse", seguendo la traccia di un richiamo ineluttabile. Salvezza e dannazione, allora, s'incontrano e scompare il chiaroscuro della loro opposizione. Il trionfo dell'amore si fa resa e il sacrificio, che è anche e soprattutto disperato riscatto, richiama riti tribali con corpi in danza sotto la luna; corpi vivi attorno al fuoco di una consapevolezza che appartiene alla terra e, come tale, indomabile e "incivilizzabile", perché pulsazione selvaggia della natura posseduta e riposseduta attorno alla stessa fiamma, distruttrice e creatrice, della santa follia degli amanti.
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