Dottrine e pratiche degli Eletti Cohen
«C'è una bella osservazione che Maeterlick fa nel Tesoro degli umili. Ci sono secoli ideali, in cui l'intelligenza e la bellezza regnano con pudore, ma in cui l'anima non si manifesta. Il XVIII secolo fa eccezione, perché sotto le pieghe del divenire abbiamo personalità come Claude de Saint-Martin, [...] Martinez de Pasqually e molti altri. Non possiamo che approvare la citazione del filosofo di Amboise e del Maestro degli Eletti Cohen. Quello che possiamo contestare è l'ordine della citazione, come se il primo fosse più importante del secondo. Saint-Martin e Martinez sono i rappresentanti più illustri delle tendenze spirituali del loro tempo, i capi più incisivi di una resistenza dello Spiritualismo all'avanzare del materialismo razionalista ma è far torto al secondo considerarlo minore. Sicuramente le opere del Filosofo Incognito sono state lette in tutta Europa, ma la loro specificità le rendeva pressoché oscure alla quasi totalità dei suoi lettori, con l'eccezione di rari privilegiati. Saint-Martin non fu né un caposcuola né un mistico mondano, più che altro amò essere un estatico solitario. Martinez per molto tempo fu la prima e unica guida di Saint-Martin sulla via dell'Iniziazione ed ebbe, al contrario, la tempra del capo, seppe dare alle sue dottrine una struttura, trovare il modo per metterle in pratica e fare proseliti per un Ordine molto organizzato. L'importanza storica di Martinez è dunque di gran lunga superiore a quella di Saint-Martin e ripercorrere la storia dell'Ordine degli Eletti Cohen significa svelare qualcosa che il XVIII secolo non ha detto.
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