Lo stadio universale. Lo sport nella poesia contemporanea
La pratica sportiva ha esercitato fin dall'antichità un forte richiamo in campo poetico. Ma è soltanto a partire dal Novecento che lo sport è stato descritto in relazione al contesto esterno: come un vero e proprio fenomeno di massa. Non vengono più celebrati esclusivamente il campione-eroe e le sue doti fisiche, ma l'effetto prodotto dalle vittorie e persino dalle sconfitte: sul pubblico di un campetto di periferia, sugli spettatori assiepati sulle gradinate di uno stadio, sugli appartenenti a un gruppo di persone in lotta per i propri diritti, o su un'intera nazione. I primi decenni del Novecento pongono le premesse per il cambiamento epocale degli anni Trenta, quando - con i Giochi Olimpici di Los Angeles e di Berlino - le gesta atletiche e le imprese sportive acquistano una vera rilevanza internazionale. Riguardo al calcio, in particolare, poeti di ogni parte del mondo hanno reso immortali momenti e personaggi legati tanto alla loro storia personale quanto a quella del loro paese. Un esito presente anche nella poesia italiana del Novecento, senza dimenticare l'ispirazione offerta da altri sport come atletica, ciclismo e pugilato.
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