La neve
Durante una memorabile nevicata che sommerge Roma, Lea va a farsi cambiare antidepressivi e sonniferi da una dottoressa, che le dice: "Se non li prendesse, sarebbe molto infelice, stanca, depressa, ma certamente più lucida". Da queste parole Lea è condotta a ripensare ansiosamente la sua vita, a interrogarsi, come forse prima o poi facciamo tutti, sulla mancanza di allegria e di coraggio. Lea si dà due giorni per rispondersi (prendere i sonniferi o sopportare l'insonnia? Tristezza o antidepressivo?), i due giorni in cui cade la neve e Lea si rifugia a casa della sorella. E mentre si confronta col silenzio della sorella, le torna in mente l'ultima cosa coraggiosa che ha fatto: un laboratorio di scarpe e cappelli. La novella procede ora su due piani, la sarabanda dell'impresa lavorativa, coi suoi attori stravaganti, i suoi improbabili amori, suoi passi e i suoi voli, e i giorni della neve, in cui sprofondano anche le parole. Di che coraggio ha bisogno l'allegria? E la tristezza, cos'è?
Momentaneamente non ordinabile