Psicologia dell'architettura
Come fa l'architettura a essere espressione di uno stato d'animo? Com'è possibile che forme architettoniche incarnino qualcosa di spirituale? Eppure non solo il profano senso comune, ma gli stessi storici dell'arte non hanno esitato a caratterizzare epoche e popoli attraverso le loro architetture. Fu a partire da questa domanda che, nel 1886, lo storico dell'arte Heinrich Wölfflin si mise a indagare la possibilità di riconoscere leggi psicologiche anche nella storia dell'arte, raccogliendo il pensiero degli studiosi tedeschi di estetica, storia dell'arte e architettura del XVIII e XIX secolo, tra cui Schopenhauer, Goethe, Burckhardt, Semper, Vischer. Secondo Wölfflin, sarebbe la nostra stessa organizzazione fisica di uomini dotati di un corpo, che sa fare esperienza dell'ambiente che lo circonda e delle sue caratteristiche quali il freddo, il peso o la luce, a determinare la nostra comprensione delle forme architettoniche. Muovendo da un'analisi ancora oggi profondamente innovativa dell'architettura e dei suoi effetti sulle sensazioni e sulle emozioni degli esseri umani, Ludovica Scarpa, nel saggio che accompagna questa nuova edizione italiana, propone una riflessione sugli sviluppi degli studi psicologici connessi all'architettura e allo spazio urbano.
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