Gabriella Degli Esposti. Mia madre
Io, urlando, mi rivolsi a lei. Le chiesi: "Mamma, cosa devo fare?" "Nulla!" rispose lei, "Non ti preoccupare. Penso a tutto io" E con un sorriso dolce mi mandò un bacio mentre i suoi aguzzini me la portavano via per sempre. 17 dicembre 1944, San Cesario sul Panaro, Modena. Sul greto del fiume Panaro a San Cesario si conclude con un colpo alla nuca la giovane vita di Gabriella Degli Esposti e di altri nove compagni, catturati e barbaramente torturati per cinque giorni dalle SS dell'ufficiale Schiffmann. Eroina e simbolo della Resistenza al nazifascismo, la Degli Esposti è una delle poche donne ad aver ricevuto, alla memoria, una Medaglia d'oro al Valore Militare. Un riconoscimento simbolico che molto tuttavia racconta di questa donna, la cui esperienza di audace combattente e la cui tragica fine possiedono i reali contorni del martirio. Gabriella, antifascista della prima ora, femminista, partigiana, militante per la Resistenza, è però anche, e forse prima di ogni altra cosa, figura struggente di moglie e madre. Ed è proprio dalle parole e dai ricordi ancora vividi e intensi della figlia Savina, a cui la madre fu strappata quando era ancora una bambina, che Gabriella degli Esposti torna a vivere e a mostrarsi a noi nella sua grande ricchezza di essere umano, figura statuaria di martire e al contempo tenera e amorevole madre. Questa complessità si ricompone in un racconto semplice e incisivo, che allarga lo sguardo prima e dopo gli anni del secondo conflitto mondiale, riuscendo ad affrescare con larghe campiture di paesaggi, volti e storie di vita vissuta l'anima più profonda dell'Emilia contadina, fiera fino alla durezza ma generosa fino all'effusione del sangue.