La preghiera della carità. Attilio Bondi: diario di un prete di pianura

La preghiera della carità. Attilio Bondi: diario di un prete di pianura

La mattina è piena di sole, l'odore penetrante dell'estate invade la pianura padana. Nel piccolo cimitero di Spilamberto una lapide incornicia il viso intelligente di don Attilio Bondi, parroco della chiesa di San Giovanni dal 1911 al 1948. Inizia da un luogo di memoria il dialogo che Stefano Magagnoli conduce a distanza di tempo ma non di sentimento con il colto prete modenese che, in odore di modernismo, fu allontanato dall'insegnamento della teologia nel seminario di Modena e confinato in quello che era allora un povero borgo di campagna, Spilamberto. Un esilio che si trasformerà per don Bondi, in quasi quarant'anni di cura delle anime, in un'esperienza piena e profonda della missione di carità: senza abbandonare la scienza ma mettendola al servizio dei piccoli, senza rinunciare all'orgoglio del cristiano di fronte alla prepotenza del fascismo, umile in mezzo agli umili. Questa vita semplice, perché fatta di silenziose rivoluzioni, don Attilio la racconta al lettore con la propria voce, attraverso le pagine di un diario che Magagnoli ha immaginato intessendolo della vita reale e di quella possibile del sacerdote. Ma non è quella di don Bondi l'unica voce che attraversa il romanzo: come in una moderna sacra rappresentazione gli eserciti del bene e del male si fronteggiano, agendo e mutando di volta in volta la storia. Così, mentre don Bondi appunta le sue esperienze, la misteriosa voce senza volto del Qohèlet si erge come cinico controcanto delle speranze di Attilio.
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