Piazza Navona
Alla fine del XX secolo, un uomo nel pieno della maturità, colto e un po' snob, riluttante ad affrontare le proprie responsabilità, insomma un Oblomov del nostro tempo, in crisi di creatività, un giorno a piazza Navona si sente oggetto di uno sguardo dalla forza magnetica che non sa spiegarsi. La cosa lo inquieta. D'istinto si guarda intorno, volge lo sguardo verso l'alto e, dietro una finestra chiusa, all'ultimo piano di un palazzo, nota due signore che lo fissano. Sente la forza di quello sguardo sulla pelle e nell'animo. Preso dal panico, abbassa il suo, ma, subito dopo, lo rialza con atteggiamento di sfida, e quella di destra accenna un saluto con la mano, e si ritira, seguita dall'altra rimasta impassibile. Si dirige, senza esitazione, al palazzo, suona il campanello dell'ultimo piano, deciso a scoprire la loro identità e il perché di quella attenzione e del saluto. Si sente rispondere: "Salga, la stavamo aspettando".
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