Previsioni e lapsus
"Previsioni e lapsus" è il resoconto dell'esperienza frammentata in uno spazio urbano mutevole, e di un'ossessione costante per il tempo come spazio-unico, "senza giunture" (come in una tela di Malevic), che il corpo attraversa nel suo sospettare, prevedere, ricostruire (ed esorcizzare) i tempi della pausa, della paura, della morte. La poesia riflette sulle tensioni centrifughe del mutamento (gli avvenimenti), e nella cornice di senso che resta emerge il quadro di un tempo dove "la memoria è geometrica, la storia/ è compatta, compatto l'asfalto". Memoria e storia, immobilità ed errore, il dentro e il fuori del soggetto che si riflette, animano le resistenze liriche e le spinte prosastiche della raccolta, dalle quali emerge come possibilità, formale e esistenziale, l'incubo-sollievo del diventare cosa: oggetto sottratto all'esperienza storica, volume privo di profondità mnestica, voce involontaria estranea al dialogo e alle cose, ritiro strategico, testimonianza estrema ai colpi di chi dice "perché non parli?", perché scrivi ancora poesie.