La giusta distanza
Per secoli la cultura antica, tanto quella occidentale (greco-latina) quanto quella orientale (cinese), ha sostenuto che il giusto mezzo fosse una virtù fondamentale per la convivenza tra gli esseri umani. Tanto Aristotele, come Orazio e Confucio, ci hanno consigliato vivamente di attenerci a questa massima per non incappare in problemi gravissimi e per raggiungere l'equilibrio necessario all'affermazione del bene. "La giusta distanza" prende spunto da tutto questo per affermare, però, e grazie alla poesia, una verità distinta. L'ardua ricerca della consapevolezza dei momenti in cui si afferra la relazione che abbiamo con il mondo, gli affetti e la nostra immaginazione. La lunga navigazione tra i flutti dell'esperienza, che ci allontana o ci avvicina dal senso che diamo all'esistenza, e a cui si accompagna il sentimento della distanza, sono al centro di questo cammino. Sentimento che può essere troppo vicino e forte o anche impercettibile e quasi evanescente, e che diventa giusto solo quando si lega al significato di quanto stiamo vivendo e all'universo di immagini che esso ci evoca ogni volta.