Carne d'aquiloni
"La poesia della silloge "Carne d'aquiloni" è di certo un percorso d'anima, lo spazio - tra un prologo ed un epilogo - che verbalizza e rende manifesto un divenire interiore colto in quella dimensione primaria - ma non per questo irrazionale - dove mondo fenomenico, oggetti, sostanze concrete e realtà, diventano metafora, simbolo, allegoria, correlativo oggettivo, che (non da Eliot o Montale ma da molto prima) proclamano l'alterità del linguaggio poetico, la sua non domata, indomabile caparbietà a farsi vicaria di un dire, una dicibilità che, come il fuoco di Prometeo regalato agli uomini, è lingua degli dei, lingua rubata dalla bocca di un dio o dalle labbra furiose di un demone..." (dall'Introduzione di Francesco Palmieri)