Qualcosa di bianco in Maremma. Incontri con l'irreale e la paura nella campagna grossetana
Molti della generazione che s'avvia al traguardo dei sessant'anni, appartenenti alle classi popolari con ascendenze contadine o campagnole più o meno lontane, hanno fatto ancora in tempo, quand'erano ragazzi, a sentirsi raccontare, nelle sere di veglia intorno al fuoco o a letto, prima di addormentarsi, dai vecchi di casa, favole, novelle e storie, molte delle quali di contenuto pauroso o fantastico. Quest'ultime erano quelle che ricorrevano più spesso sulle bocche degli anziani e che venivano richieste ed ascoltate col più gran trasporto. Roberto Ferretti e Piergiorgio Zotti, con competenza di folkloristi ed animo di maremmani, hanno fermato in questo libretto,per quelli che non hanno avuto la ventura di ascoltarli dalla viva voce di un "fabulatore", alcuni di questi racconti, non tutti per altro di paura (terminologia,del resto, che il Ferretti non condivide e che qui si usa sbrigativamente) ancora qua e là ricordati in certe zone della nostra provincia, dei quali il Ferretti ha anche elucidato, in una dottissima prefazione, i caratteri e le radici antropologiche. E una fatica, la loro, tesa alla conservazione e al restauro di questi che possono definirsi relitti di una sensibilità popolare una volta ricchissima ed ormai in via di estinzione, che s'affianca ad altre iniziative, loro e di altri, volte a dar vita a quell'Archivio delle tradizioni popolari della Maremma, la cui utilità è indubbia per quanti non considerano il passato un vuoto feticcio da dimenticare.
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