Il sorriso sardo

Il sorriso sardo

Quando il personaggio-narratore di questa storia arriva in Sardegna, per trascorrere uno dei suoi abituali soggiorni ospite del professor Enquist, non immagina di trovare il disastro. Nella casa in cima al pendio sul mare, l'archeologo svizzero, da anni preda dell'alcolismo, giace esanime sul suo letto: il pavimento della stanza cosparso dei fogli di una sua lunga lettera alla moglie Freia e di un'altra lettera indirizzatagli dal figlio Mikael. Di Freia e Mikael nessuna traccia. Il mutismo ostile dei custodi e delle inservienti di casa non aiuta a capire cosa sia accaduto: nasconde qualcosa e mette paura. La verità sulla catastrofe sarà sconcertante, ha moventi profondi negli anni d'isolamento vissuti dalla famiglia Enquist sulla costa occidentale sarda, trova una ricostruzione in quelle lettere nevrotiche, complementari ai ricordi personali del narratore. Con procedere enigmatico, emerge per gradi la storia di un triangolo familiare con al vertice l'avvenenza conturbante eppure glaciale della svedese Freia: venerata dal marito - al quale però non si concede più da molti anni - e legata morbosamente al figlio Mikael, taciturno ragazzo di bellezza adonica. Ma la vicenda passionale è un groviglio dove s'insinuano anche le attenzioni per Freia dell'antichista italiano Zametti e spunta l'infatuazione per la donna che un tempo ha preso pure il narratore. Su tutto incombe invisibile il controllo da parte degli abitanti del paese nell'immediato entroterra sardo.
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