il purtroppo delle cose
Il piccolo Dimitri vive nella casa della nonna, in mezzo alla campagna fiamminga, insieme al padre e ai tre zii. Una casa da cui la madre è fuggita esasperata da un'esistenza che non voleva e non poteva condividere, alternativa, emarginata, orgogliosamente isolata. I soli percorsi che ora Dimitri conosca, i soli che gli abbiano mai insegnato a percorrere, conducono l'uno al pub del paese, l'altro più semplicemente alla cucina di casa: sede di una convivialità ossessiva e deprimente, di gare alcoliche e canti da bettola, consumati in un oggi che non immagina per sé alcun futuro. Attraverso una serrata, esilarante sequenza di aneddoti, prende così corpo la bizzarra quotidianità di un nucleo familiare che consuma i propri giorni tra risse nei caffè, grandi mangiate e sconclusionati abbordaggi. E il cui punto di vista è talmente deviato che l'ingresso di un'assistente sociale è salutato come l'arrivo di una scocciatrice da mettere alla porta, di un'entità molesta, di una poco di buono. Ne "Il purtroppo delle cose" Dimitri Verhulst torna, con la sua scrittura scarna e incalzante, a fare i conti con la propria infanzia. E a porre in scena l'insospettabile tragicommedia dell'emarginazione e della povertà, narrata da chi non ha più nulla da perdere ma su quel nulla ha eretto, con ostinazione e coraggio, l'edificio di una vita.
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