Arràssusìa
Manù ha tanti timori, sin da quando è nel collegio del rione Sanità, tra l'odore del cavolo della mensa e i profumi d'incenso, della cera e dell'olio di cedro delle panche della cappella, tra i borbottii di Angelica e le lezioni di padre Ascanio. Il protagonista vive l'infanzia, anni d'inquietudini e di fantasmi, in attesa di Francesca, la madre che sembra non appartenergli mai fino in fondo, e col sogno di un riscatto sociale. Vive col desiderio e col timore del mondo esterno che non conosce, ma che poi affronterà quasi come una sfida, una continua competizione con se stesso, e, nel frattempo, per esorcizzare il male, urla: "Arràssusìa, arràssusìa".
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