Fiori di agave sulla collina delle fate

Fiori di agave sulla collina delle fate

Sono due donne, Felicita e Adele, le protagoniste del romanzo: l'una così saldamente ancorata alla terra, granitica e vera, l'altra figlia di una proiezione ideale, immaginifica e libera; la prima eroina di una libertà "chiusa" che attende una verità nuova per esplodere, l'altra emblema di una prospettiva di vita "aperta", una vita che ha voluto rischiare pur di scegliere. Due modelli antitetici eppur così sensibilmente affini nella loro ricerca di amore, nell'intensità con cui interiorizzano il reale per farne "consapevolezza", popolano le pagine di questo romanzo "contenitore", in cui si dispiegano temi sociali, ansie esistenziali, parabole psichiche. Ma Adele è di fatto lo specchio invertito di Felicita, la proiezione di un bisogno, che, negato nel reale, può invece essere nello spazio fatato della finzione letteraria. Finché la spinta del bisogno, intima e lacerante, saprà deformare il reale secondo gli stessi connotati della finzione e trasformare la letteratura in vita: così la storia di Adele, appresa dalle pagine incantate di un libro bordeaux, entra nella vita "vera" di Felicita, quasi secondo una strategia "bovaristica" inscenata per compensare un vuoto irrimediabile e ormai strutturale. Felicita inizia allora a vivere come Adele: ne assume le sembianze, le idee, gli slanci; e in ultima istanza ne consuma il destino.
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