La casa di Akir
Alirupe: una manciata di case abbarbicate sopra il blu mozzafiato del mare siciliano. Anticamente la Rupe di Alì, monito sornione di una colonizzazione alla rovescia, di un tempo in cui gli "infedeli" fuggirono indignati dai depravati occidentali. Ed ecco che l'apparizione di Akir è quasi il segno di un destino beffardo, col suo strano modo di parlare smozzicando stralci di francese e un dialetto siciliano ormai fossile, a dimostrazione che l'esoticità è solo illusione. La sua casa sorge laddove un tempo il circolo Lenin brulicava di ragazzi appassionati di politica e futuro; da antico esule, ora è il tunisino a ridare vita, di tanto in tanto, a una passione rassegnata alla mediocrità del presente. Ma lui non si chiede il perché, lui sa vivere e sporcarsi con la concretezza delle cose, contrariamente a Zangara e agli stravaganti "habitatores" della biblioteca, contrariamente ad Andrea, il protagonista che con le sue e-mail dà vita a questa storia. Come possiamo vivere quando cadono le illusioni ed è comodo perdersi nella propria riconosciuta follia? Persino l'amore è pura spinta alla procreazione, e allora, quale strada prendere? Norino lo chiama "domocentrismo", ma scegliere di ridimensionare il proprio sogno e costruirsi una "casa", anelare finalmente alla normalità, può essere il più arduo dei cammini.
Momentaneamente non ordinabile