Inferno bianco. Dodici alpinisti, una tempesta artica sulla vetta del McKinley, un soccorso quasi impossibile
Quell'estate, mentre i "Beatles" cantavano "Sgt Pepper's Lonely Hearts Club Band" e gli hippies giravano il mondo al motto di Love & Peace, i dodici ragazzi della spedizione Wilcox avevano deciso di puntare molto in alto, alla cima del McKinley. L'organizzatore della spedizione era Joe Wilcox, laureato alla Brigham Young University, che era riuscito a mettere insieme una squadra di alpinisti tanto entusiasta quanto eterogenea. Durante la salita avevano dovuto affrontare problemi di acclimatamento, l'esplosione di un fornello da campo, la caduta in un crepaccio... tutti piccoli inconvenienti, tuttavia, di fronte alla tempesta artica che il 18 luglio si scatenò sulla vetta del McKinley. A 6100 metri di altitudine, gli alpinisti dovettero affrontare venti a 450 chilometri orari in grado di congelare la carne viva in pochi minuti. E tutto senza l'equipaggiamento tecnico dei nostri giorni. Solo cinque di loro si salvarono. La spedizione divenne tristemente famosa nel mondo, stampa e televisioni ne parlarono a lungo, ma tanti aspetti rimasero in ombra. Andy Hall, giornalista e figlio dell'allora direttore del Denali National Park, ha raccolto le testimonianze dei sopravvissuti, ha trovato documenti che sembravano perduti, ha ascoltato le registrazioni di tutte le comunicazioni radio.