Discorso sopra il Cristo Giustiniani di Michelangelo Buonarroti
Nel 1514 Michelangelo si impegna con Metello Vari a consegnare «una fighura di marmo d'un Christo, grande quanto el naturale, ingnudo, ritto, chor una chroce in braccio, in quell'attitudine che parrà al detto Michelagniolo». Un lavoro che si rivelò alquanto tormentato, che vide la creazione non di una ma di due statue. La più nota è esposta nella chiesa romana di S. Maria sopra Minerva, la "seconda versione" di una prima, creduta ormai perduta, abbandonata dal maestro che, mentre la scolpiva, si accorse di una vena nera nel marmo proprio all'altezza del volto: «...reuscendo nel viso un pelo nero hover linea...». Venduta al marchese Vincenzo Giustiniani un secolo dopo, rifinita probabilmente da Gian Lorenzo Bernini, se ne persero le tracce fino alla fine degli anni Novanta, quando fu "ritrovata" nella chiesa di S. Vincenzo Martire a Bassano Romano. Questo saggio ripercorre la sorprendente storia della "prima versione". Il mistero sull'artista che ha rifinito il Cristo Giustiniani non è risolto, anche se è affascinante pensare che, per la prima volta nella storia dell'arte, la stessa opera potrebbe portare la firma di due geni assoluti di tutti i tempi: Michelangelo e Bernini
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