The complete Peanuts vol.10
Forse non è questa l'occasione più adatta per una confessione, ma tant'è: ho iniziato la mia carriera realizzando disegni pirata di Snoopy e Charlie Brown per il mercato nero. Era l'anno 1975, e avevo bisogno di lavorare. Cercate di capirmi, il bulletto delle medie aveva un debole per i fumetti e così, in cambio di un disegno "originale" di Peanuts ogni giorno, si sarebbe limitato ad accarezzarsi i protobaffetti e avrebbe tormentato qualcun altro durante la ricreazione. Tutti amavano Peanuts, persino i bulli dalla peluria precoce. Come poteva essere altrimenti, del resto? Charles Schulz era riuscito a elevare la miseria umana e a santificarla. Santa miseria. Charlie Brown era l'unica star disegnata a non essere perversamente felice. Charlie Brown si crucciava più di quanto sorridesse. Charlie Brown era reale. Per me, ragazzino figlio di immigrati appena piombato in una piccola scuola del mondo insulare di un quartiere residenziale di New Orleans. Charlie Brown era l'unico in grado di capire quanto infelice e confuso mi sentissi. Perché se la passava peggio di me. Incredibilmente, anche se ai ragazzini in carne e ossa a scuola io non piacevo, a loro piaceva la stessa cosa che piaceva a me. Anche loro credevano che Snoopy fosse in gamba, e divertente da disegnare. Che Lucy fosse uno spasso, Schroeder un genio in erba e Linus un vero mensch. Peanuts era un terreno comune nel cortile della scuola. (dall'introduzione di Mo Willems)
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