Forme della notte
C'è un suono nuovo nella poesia di Giorgio Luzzi, una cadenza di rinnovata verità, più profondamente aderente alla "non aggettivabile vicenda" della vita nel suo darsi nel tempo circoscritto dei giorni e dei mesi, ma più ancora nel suo perdersi, nel suo fuggire. Da sempre nitido, incisivo, e frequentemente epigrafico e perfino sentenzioso nella lucidità di uno sguardo acuto e ricco tanto di forza quanto di ironia, il verso sapiente di Luzzi si fa qui - in quest'ultimo libro, ultimo dei molti che lo hanno preceduto - non si dica arreso, ma più chiaro e accogliente, e insieme più robusto e riflessivo. Quasi un libro-congedo, un libro testamentario, dal titolo fortemente allusivo: uno di quelli a cui si consegna per immagini l'infinita e ad un tempo sintetica nostalgia dell'essere, espressa con parole tanto usuali quanto colte, che si dispongono in rime perfette nella loro dissimulata e ritmica congiunzione.
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