Il fruglio fra gli ossicambri
Il fruglio fra gli ossicambri è il titolo del racconto che chiude questa raccolta. Ed anche il titolo della raccolta stessa. Attenti, però. Non cercate queste parole nei dizionari. Non si trovano lì. Non sono neppure dei neologismi. Sono qualcosa che prima non c'era, e adesso c'è. O meglio sono qualcosa che prima stava dentro, e adesso è uscito fuori. Fuori da quella zona di penombra della coscienza, dove tutto si confonde e dove si mischiano il buono e il cattivo, il brutto ed il bello, il noto e l'ignoto, il passato ed il futuro. Qualcosa che non si può esprimere a parole. E l'indicibile dell'anima. Un'entità indistinta ed inquietante che, una volta lasciata emergere, si rivela con una forza, un fascino, una dignità del tutto sorprendenti. E in questo luogo ideale, che fa da substrato psicologico ed elemento comune dell'intera narrazione, che si muovono, con sorti diverse, a momenti divertenti, in altri più drammatiche, i personaggi di questi dodici racconti. Sono bambini, uomini e donne che si confrontano con alcuni degli ostacoli che mettono alla prova la sensibilità degli individui in quest'epoca a cavallo tra i due secoli, quali la metamorfosi dei paradigmi dell'amore, l'incertezza dell'identità morale, il senso di inadeguatezza, di estraniamento, di solitudine interiore che la moderna società inesorabilmente produce. Lasciando un'impressione: che se la possono cavare.
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