Come una pianta di cappero
Edda nasce nella seconda metà del Novecento in una famiglia di umili origini e in un quartiere popolare alla periferia di Cagliari. Una madre distratta da tanti figli e dall'alcool, un padre troppo assente per motivi di lavoro, la lasciano crescere ostinata e fragile, in mezzo alle molteplici stravaganze dei suoi fratelli. Il sogno è l'unica dimensione in cui può vivere. Edda, infatti, vorrebbe godersi la libertà fuori dalle quattro mura domestiche, dalla sua città e da se stessa. Alcuni viaggi verso l'emancipazione, a volte obbligati, la portano per lunghi periodi a vivere in Continente. A Palermo fa la giostraia ed è ospite di una famiglia di zingari. A Roma è acrobata in un circo. Mentre la vita incombe, si definiscono in lei i segni di una debolezza emotiva profonda, aggravata dai molti ostacoli che incontra, dagli amori infelici e dai fallimenti che subisce. Conosce Onofrio, l'uomo che diventerà suo marito, e grazie a lui sembra pacificarsi con la parte tormentata della sua anima. Che cosa accade però quando il viaggio non può più essere un rifugio?
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