Mamo. Un lavapiatti, un poliziotto, un mal di testa
Mamo, psicologo senegalese fuggito in Italia a causa della guerra civile, s'improvvisa, suo malgrado, lavapiatti presso un ristorante italiano. Le vive parole del professionista della stoviglia, come ama definirsi, descrivono con sferzante ironia la propria condizione lavorativa, i sogni di una carriera professionale infranta, i bei ricordi di una gioventù trascorsa in terra d'Africa, la sua Africa. In ultimo il riferimento alla condanna che lo porterà a vivere un'avventura fuori dal comune: i suoi mal di testa. Afflitto fin dall'adolescenza da terribili emicranie, durante quei dolorosi attacchi Mamo ha l'incredibile dono di percepire brandelli di vissuto, scampoli di vita che non gli appartengono. Il futuro sembra dipanarsi sotto gli occhi increduli del protagonista, che impara ben presto a ignorarlo nella speranza che una cura, un giorno, possa porre rimedio a quella scomoda sofferenza. Purtroppo un killer getta la propria ombra sinistra sulla città di Milano, dove è ambientata la vicenda, mettendo a dura prova l'acume di un ispettore di polizia, Arturo Montanari. Le strade di Arturo e Mamo si incroceranno imprevedibilmente nella lotta contro "il killer delle margherite".
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