Quattro dublinesi. Oscar Wilde, William Butler Yeats, James Joyce, Samuel Beckett
Wilde, Yeats, Joyce e Beckett: non c'è un filo semplice e continuo a legare questi quattro conterranei e quasi contemporanei autori, ma piuttosto un nodo ingarbugliato, una ragnatela labirintica che Richard Ellmann dipana con acume e rigore, attraverso una prosa amabilmente ironica. Il libro racconta i quattro autori più conosciuti d'Irlanda offrendo nuovi spunti interpretativi, avvalendosi sia dell'esame dei loro testi sia di numerosi aneddoti; esprime i fatti, le situazioni, i luoghi e le sensazioni che definiscono i diversi protagonisti. L'amore di Wilde per il paradosso viene messo in relazione con la sua bisessualità e le opposte tentazioni del cattolicesimo e della massoneria; la fecondità creativa dell'ultimo periodo di Yeats viene ricollegata con l'operazione chirurgica a cui si sottopose per recuperare la potenza virile; apprendiamo che per Joyce il rapporto tra realtà e narrazione era così importante che chiedeva alla moglie Nora Barnacle di tradirlo "per avere qualcosa di cui scrivere". Da questo saggio emerge un ritratto dello spirito irlandese pugnace, vitale, individualista e sfrenatamente multiforme, per il quale vale forse ci ò che lo stesso Wilde diceva dell'arte: "La verità è ciò di cui è vero anche il contrario".