Kiss. Le maschere del rock
Kiss. Scegliere un nome del genere, nel 1973, quando ormai i fuochi della rivoluzione culturale di fine anni Sessanta sono spenti, vuol dire spazzare via con un monosillabo gli intellettualismi e la militanza politica su cui il rock aveva costruito la sua maturità. Vuol dire farla finita con i sogni dei "fricchettoni", con la psichedelica e con l'ipertecnico progressive, tornando alle radici del rock'n'roll. Amata e odiata, sulle stelle e nelle stalle, la band ha attraversato quarant'anni di storia del rock, da Kiss a Sonic Boom (2009). Un fenomeno di costume che ha fatto della cultura dell'immagine la sua linfa vitale. Ancora oggi, nell'immaginario comune, ci sono le loro maschere e il loro logo, prima ancora che la loro musica. Una musica che affonda le radici nell'allora nascente scena glam rock newyorkese. Ma la nostra storia comincia qualche anno prima: è il 1964 e gli Stati Uniti conoscono per la prima volta i Beatles. Quella sera Gene Klein e Stanley Eisen, ancora ragazzini, capiscono ciò che vogliono dalla vita: donne e successo. E ciò che serve per ottenerlo: rendersi visibili. A ogni costo. Ci provano. E ci riescono.