Il presidente nero

Il presidente nero

Un presidente nero alla Casa Bianca? Negli anni venti uno scrittore di fantascienza lo aveva previsto. Il libro è ambientato in una società in cui vige il telelavoro e il voto telematico, mai nulla di più terribile e attuale oggi. L'opinione pubblica si orienta leggendo giornali proiettati su schermi luminosi presenti in ogni casa, l'elettorato ha accantonato la lotta di classe e si identifica con i suoi leader secondo il sesso e il colore della pelle mentre negli Stati Uniti, unico impero mondiale, è in corso una campagna elettorale in cui, a contendersi la presidenza, ci sono un conservatore bianco, un leader nero e una donna. Un triangolo esplosivo che ricalca in maniera sconcertante, con inconsueta preveggenza e straordinaria lungimiranza, quello che sta accadendo in questi giorni in America. Con una classica trama fantascientifica (uno strano scienziato che vive isolato con la figlia in un castello dove ha costruito una macchina per osservare l'avvenire) e al ritmo serrato di un feuilleton (la prima stesura venne pubblicata a puntate su un giornale di Rio de Janeiro), questo libro - il cui protagonista è il timido Ayrton Lobo, travet carioca che ascolta basito storie giunte direttamente dai secoli futuri - narra l'elezione dell'88° presidente degli Stati Uniti d'America. Siamo nel 2228 e due candidati atipici, miss Evelyn Astor e il nero Jim Roy, sembrano voler stravolgere ogni piano. Il sogno rischia di diventare incubo, l'immaginazione un delirio.
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