Cielo, il cielo

Cielo, il cielo

La poesia di Ozdemir si colloca in quel luogo in cui ci si sveglia dopo un lungo sonno, si aprono gli occhi e la prima cosa che ci viene in mente è amare, amare forte, amare senza tirarsi indietro, viaggiare e in ogni città e ogni giorno vedere il mondo con gli occhi della prima volta. Prendendone tutta l'essenza. Così si sente il profumare della poesia di Ince, si inizia girovogando con lui di contrade in contrade fra Istanbul, Parigi, Marna, Roma, Sofia, a seguire gli echi di ciò che passa, la musica, i suoni, quasi in un volo, un po' alla Chagall. "Sono sumero, ittito, turco, greco, arabo - dice Ozdemir Ince - e tanto di più... Perciò sono ricco... Nello stesso tempo sono mediterraneo. La cultura mediterranea contiene tutti i paesi che questo mare bagna e anche i popoli emigrati da questi paesi". Sicché la stessa storia letteraria di Ince è un costruire ponti fra il Bosforo e l'Europa. Nella poetica di Ozdemir Ince la poesia non deve riflettere soltanto la vita del poeta ma anche le sue idee, le nostalgie, le cose che vuole fare e cambiare. Egli dice che la poesia è la miglior politica. Il miglior senso per stare accanto alle persone e alle cose.
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