Tra cime, boschi e paludi
Gramignani si trova ad attraversare, alle soglie del Duemila, un momento in cui in Italia già si profilava quella recessione culturale che mise in discussione la sopravvivenza del popolo dei cacciatori; l'Autore cerca così di ridefinire lo status di chi, come lui, ritrova la sua vera dimensione solo tra cime, boschi e paludi, alla ricerca degli amati selvatici. Sul filo di una memoria appassionata e commossa, si snodano lungo le pagine di questo libro ricordi di cacce a starne e a coturnici, dall'Umbria alla Regione balcanica; di battute a beccacce nella Valle dell'Ofanto, nel Gargano e sulle pendici del suo bel Conero, monte delle origini. Così Gramignani si definisce «... un poeta che per tutta la vita, indossando la vecchia cacciatora logora e stinta come una divisa e come una bandiera, inseguì senza sosta una visione di bellezza e di perfezione, materiate di pura poesia».