Ritorno a Costantinopoli

Ritorno a Costantinopoli

Terzo capitolo di un’opera monumentale: la Grecia e le sue colonne, l’europa orientale, Odessa, e poi di nuovo in viaggio in direzione della terra santa. Sopravvissuti trionfalmente alla più grave crisi della loro storia, alla fine degli anni ’60 gli Stati Uniti sono pronti per una ‘nuova immagine comica di se stessi’. MT, cosciente dell’essere quell’ ‘innocenza’ un tratto caratteristico e però ambiguo, trova in essa il dispositivo comico più adatto a delineare tale immagine: all’insegna dell’innocenza non sono solo gli ideali di progresso, modernità e libertà di cui gli Stati Uniti si fanno campioni, ma anche l’atteggiamento provinciale, la volgarità, lo spensierato ‘vandalismo’, l’ignoranza (mascherata da scetticismo) della cultura europea – e dunque anche quella supponenza incapace di confrontarsi con le culture d’oltreoceano se non imponendosi come esempio da emulare. E sulle coste della Grecia, dell’Europa orientale, in Russia, a Odessa, e poi in Medio Oriente, sulla strada della Terra Santa, si può solo immaginare quanto il ‘nuovo pellegrino’ di MT, con la sua ‘innocenza’, sarà capace di dire e osservare, dopo essere partito pieno di baldanza e d’aspettative, per poi giungere alla mèta disilluso e incattivito. Insomma, il piroscafo Quaker City partito dalla Nuova Gerusalemme americana, terra di progresso e di libertà, alla volta della Gerusalemme terrestre, povera e lacera, si chiede: il suo era stato un pellegrinaggio o una discesa agli Inferi?
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