Finalmente Parigi
Un libro di viaggio nel Vecchio Mondo, certo, ma quasi – e forse soprattutto – come MT enuncia fin dall’esordio del libro, uno spietato repulisti del proliferare di luoghi comuni, di sdilinquimenti e “rapimenti stantii” dei tanti volumi pubblicati prima di quella “letteratura di viaggio” – già diffusa in America – sull’Europa e le sue pretese meraviglie. MT dichiara sin dall’inizio che il suo sarà uno sguardo diretto e spregiudicato delle cose, così come apparvero all’autore in Europa e in Medio Oriente. Non appena il sole è iniziato a tramontare abbiamo attraversato velocemente un’infinita distesa di fiori profumati e di cespugli fioriti, e poi, emozionati, felici e pensando quasi che fosse solo il capriccio di un bellissimo sogno, ecco che siamo giunti nella magnifica Parigi. Mark Twain si presenta subito, fin dalle prime pagine, con la sua insofferenza nei confronti degli yankee suoi compagni di viaggio, bigotti e in gran parte molto più vecchi di lui. Con questo primo volume inizia il lungo viaggio di MT nel Vecchio Mondo, che subito appare come un museo di morti e d’incomprensibili tesori artistici, accumulati in secoli di latrocinio cattolico, mentre i poveri morivano di fame. E inizia, pagina dopo pagina, la contrapposizione con l’America, vista invece come un fenomenale teatro all’aria aperta, scenario perfetto per un nuovo modello di società e di sviluppo.
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