Fuori c'è l'aurora boreale

Fuori c'è l'aurora boreale

1998. Jan Erik Vold, uno dei più importanti intellettuali norvegesi, raccoglie materiale per una biografia della famosa poetessa Gunvor Hofmo, scomparsa nel 1995. Tra le carte della Hofmo trova un voluminoso plico contenente alcuni diari, lettere, fotografie e disegni. La loro autrice si chiamava Ruth Maier, una giovane ebrea viennese fuggita in Norvegia dopo l'annessione dell'Austria alla Germania. Leggendoli, Vold si è accorto della loro eccezionalità. Ne è nato un vero caso editoriale, e un libro i cui diritti di pubblicazione sono stati venduti in tutto il mondo e che continua a far parlare le comunità letterarie europee, per la sua altissima testimonianza storica, politica e come scritto di formazione. Ma il valore di quest'opera va al di là del suo peso documentario. Dalle pagine emerge un grande talento per la narrazione e per l'indagine di temi universali quali la solitudine, l'amicizia, l'amore, la giustizia e lo spirito di sacrificio. Questo libro è dunque una testimonianza commovente che riemerge dal periodo più buio della nostra storia recente, ma anche la traccia visibile di un rimpianto: quello della perdita atrocemente prematura di un talento creativo.
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