Tra democrazia e rivoluzione. La Democrazia Cristiana e la politica italiana nei giorni del golpe cileno
I tragici eventi del golpe militare che sovvertirono la democrazia cilena interessarono con intensità il contesto politico italiano. Questo saggio ricostruisce i giorni che seguirono all’11 settembre ’73, nei quali si diffuse il timore che quanto stava succedendo al di là dell’Oceano potesse accadere, più o meno similmente, anche nella Penisola. Tale eventualità produsse un appassionato dibattito tra le forze politiche di maggioranza e opposizione sulle prospettive della democrazia italiana. La Dc guidata da Fanfani condannò senza incertezze l’azione golpista, mantenendo i rapporti con l’omologo partito cileno (Pdc) che ebbe, in alcuni suoi esponenti, dei tentennamenti nella valutazione dell’intervento militare. «Nostro compito in questa epoca è trovare nella democrazia un’alternativa alla rivoluzione e far sì che la democrazia non sia un alibi per la stagnazione sociale», affermava Aldo Moro intervenendo alla Camera in qualità di ministro degli Esteri. Un passaggio attraverso il quale coglieva gli aspetti generali in cui si collocava la drammatica vicenda sudamericana sia per le compatibilità interne che per quelle internazionali, nonché per l’azione di governo condotta dalla Dc. Introduzione di Agostino Giovagnoli.