La stagione dell'indulgenza e i suoi frutti avvelenati. Il cittadino tra sfiducia e paura

La stagione dell'indulgenza e i suoi frutti avvelenati. Il cittadino tra sfiducia e paura

Il sistema giudiziario attende ancora riforme vere e pene più certe, non più gravi; il codice penale riduce il diritto alla difesa personale del cittadino; la dignità personale è calpestata dalle intercettazioni generalizzate e diffuse; l’informazione di garanzia è il pretesto per far fuori avversari politici; i magistrati passano dai tribunali al parlamento, ai talkshow televisivi e viceversa. In compenso, lo Stato ha favorito un’immigrazione illimitata che ha sconvolto gli equilibri di una società ancora fragile, alimentando le paure legate a micro e macro criminalità. Sullo sfondo, le minacce del terrorismo internazionale e un’Europa lontana e opportunista che parla solo di banche e debiti. Temi così essenziali alla dignità dello stato non possono essere piegati alle convenienze elettorali. L’unica soluzione realistica, per l’autore, risiede nella riaffermazione della legge, che però sia davvero uguale per tutti. Ma questa scelta richiede il coraggio di opporsi ai luoghi comuni predicati in varie omelie, laiche e non. In quest’ottica, la gestione responsabile delle attuali emergenze dovrebbe consistere solo nel primo atto di una strategia più duratura, ferma e coerente, che risponda ad anni di sconsiderata arrendevolezza.
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