Il lavoro manuale. Orgoglio e pregiudizi
Le mani parlano di sé come di una vera e propria impresa, seguendo il canovaccio di una presentazione web. Incontrano persone e raccolgono storie di mestieri, lavoro manuale e Made in Italy. Riflettono, approfondiscono, informano e chiedono ai giovani: "lavora con noi". L'orgoglio è tra le righe di ogni storia raccontata. Ricordi e testimonianze di persone che hanno creato e creano prodotti italiani con le loro mani. Inventarsi una tecnica e sentirsi artigiano, come fece Ottavio Missoni. Creare cappelli a mano, come è per tre giovani imprenditori fiorentini del Made in Italy. Lavorare il legno con amore, come fu per Ezio Foppa Pedretti e come è per un giovane macchinista-costruttore del Teatro alla Scala di Milano. Dare forma all'intimità del proprio pensiero attraverso il lavoro delle mani e sentirsi liberi: anche di questo si nutre l'orgoglio del "saper fare" italiano. Un Paese manifatturiero, un patrimonio (forse l'ultimo) che non dobbiamo rischiare di perdere. A tutto questo i giovani possono dare una grande mano, a patto - però - che li aiutiamo a liberarsi dai pregiudizi che la nostra generazione ha creato. "Trovati un posto fisso tranquillo" abbiamo detto loro per decenni, mai "impara un mestiere". E così li abbiamo portati a pensare al lavoro manuale come a una scelta di serie B, a una fatica senza valore e dignità, a un ripiego in attesa di una vera opportunità.
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